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Il Piper Club diventa docufilm

26 Luglio 2022

Il nostro Paese agli inizi degli anni Sessanta si trova immerso nel boom del miracolo economico ed ha conosciuto i fasti della Dolce Vita. Ma il 1965 è un anno davvero indimenticabile per i giovani romani e non solo. Il 17 febbraio apre a Roma il Piper Club, il locale creato e ideato per soddisfare la voglia di trasgressione e ribellione dei ragazzi dell’epoca.

Corrado Rizza lo ha reso docufilm. Regista di una testimonianza, quel del club che ha avviato il clubbing propriamente detto, del club più antico d’Europa. Racconta la storia della discoteca che ha anticipato cambiamenti sociali e di costume.

Nel docufilm Piper Generation – beat, shake & pop art negli anni Sessanta, le testimonianze esclusive dei protagonisti che hanno fatto la storia del favoloso club romano: da Roberto D’agostino a Mita Medici, da Marina Marfoglia a Tito Schipa Jr. e tanti altri, ma anche i filmati vintage dell’Istituto Luce e non solo, con immagini storiche di Patty Pravo, Caterina Caselli, Renato Zero e addirittura Mina e Totò che si esibiscono al Piper Club. In quello stesso club, nel giugno 1965, arrivano, per la prima ed unica volta, i Beatles in Italia, mentre la musica e le mode stanno finalmente cambiando. La radio  trasmette “Bandiera Gialla” con Arbore e Boncompagni. Sono gli anni in cui si discute sul divorzio, si propone l’educazione sessuale nelle scuole e si parla di aborto legalizzato. Al Piper in Via Tagliamento, le ragazze arrivano in minigonna, con cinturoni di cuoio e capelli con la frangetta, mentre i ragazzi indossano pantaloni di velluto a coste a vita bassa, stivali a punta e pettinature, che si rifanno a quelle dei Beatles. Il Piper diventa il cuore del cosiddetto Beat italiano, il tempio della gioventù “Ye’-Ye’”, mettendo in scena tutti i complessi dell’epoca, dando loro un palco dove potersi esibire e confrontare con i ragazzi.
Il Piper Club è stato il “Big Bang” della “club culture” italiana, diventando il punto di partenza del divertimento giovanile dalla metà degli anni ’60, restando fino ad oggi uno dei locali più longevi d’ Europa.

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