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Addio a Monica Vitti, icona del cinema italiano

monica vitti

Nata Maria Luisa Ceciarelli a Roma, il 3 novembre del 1931, aveva compiuto da qualche mese 90 anni. Per tutti era Monica Vitti, icona di bellezza e talento.
Il nome d’arte le era stato dato dal suo insegnate nell’Accademia nazionale d’arte drammatica, Sergio Tofano. Il cognome lo scelse ispirandosi al nome di sua madre Vittiglia, che perse in giovane età. Poi Monica le piacque e lo scelse da un film.

Una carriera straordinaria la aspettava da quel momento, una carriera segnata da molti riconoscimenti: 5 David di Donatello come migliore attrice protagonista (più altri quattro riconoscimenti speciali), 3 Nastri d’Argento, 12 Globi d’oro (di cui due alla carriera) e un Ciak d’oro alla carriera, un Leone d’oro alla carriera a Venezia, un Orso d’argento alla Berlinale, una Cocha de Plata a San Sebastián, una candidatura al premio BAFTA.

Un percorso lungo che inizia nel teatro dopo che nel 1953 si laurea all’Accademia nazionale d’arte drammatica, allora diretta dal suo maestro Silvio D’Amico.
E’ nel teatro che diede prova della sua versatilità recitando in Shakespeare Molière.

Attirò l’attenzione diventandone musa, oltre che compagna di vita, di Michelangelo Antonioni che la volle protagonista della tetralogia dell’incomunicabilità. Fu così la tormentata Claudia in L’avventura (1960), la tentatrice Valentina di La notte (1961), la misteriosa e scontenta Vittoria di L’eclisse(1962), la nevrotica Giuliana in Deserto Rosso (1964).

Alla fine degli anni ’60 inizia la sua carriera da attrice brillante in ruoli comici che l’hanno resa l’unica mattatrice della commedia all’italiana, non invidiando nulla ai colleghi uomini come Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni. Fu Mario Monicelli che comprese e colse la sua verve comica e la scelse per il ruolo di protagonista de La ragazza con la pistola. 
Lavorò con Giorgio Albertazzi in Ti ho sposato per allegria e Tony Curtis in La cintura di castità.

La fine degli anni ’60 la vedono protagonista non solo nel cinema, ma anche nei cambiamenti sociali. Nel maggio del 1968 venne nominata presidente della giuria al XXI festival del cinema di Cannes, ma le contestazioni del maggio francese raggiunsero la kermesse. Vitti si dimise dal suo incarico, la seguirono Louis Malle, Roman Polański e Terence Young. Come conseguenza di questo, nessun premio cinematografico verrà ufficialmente attribuito

Gli anni ’70 sono gli anni in cui si avvicina maggiormente alla commedia all’italiana recitando al fianco di Sordi come attore e regista. Ma in questo decennio la cercano dell’estero e la vogliono prestigiosi nomi internazionali. Nel 1979, con la commedia Un amore perfetto o quasi di Michael Ritchie, recitò nel suo ultimo film di produzione straniera.

Il 1978 è l’anno de Il cilindro, con Eduardo De Filippo.
Il decennio dei favolosi anni ’80 la vede tornare a lavorare con Antonio ne Il mistero di Oberwald e ancora con Sordi in Io so che tu sai che io so.
In questi anni affianca Vittorio Gassman in Camera d’albergo diretti da Mario Monicelli. E’ con Flirt, pellicola del 1983 che riceve il premio dell’attrice al Festival di Berlino dell’anno seguente, e conosce l’esordiente Roberto Russo, che diventerà suo marito e che oggi, 2 febbraio 2022 ha dato il compito a Walter Veltroni di dare il triste annuncio della sua scomparsa.

Con Roberto Russo reciterà anche in Francesca è mia. Ma soprattutto in quegli tornò al primo amore, il teatro. Lo fece con La strana coppia nel 1987 e Prima pagina nel 1988.

Insieme ad esponenti del cinema italiano come Federico Fellini e Marcello Mastroianni prese parte, nel 1984 al picchetto d’onore ai funerali del segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer. 
Il suo esordio da regista fu con Scandalo segreto, che scrisse e interpretò accanto a Catherine Spaak e che rimane la sua ultima apparizione sul grande schermo, eccezion fatta per un ruolo accanto a Johnny Dorelli nel 1992 nella serie Ma tu mi vuoi bene?.

Riapparse sulla scena pubblica nel 2000: prima per gli 80 anni dell’amico Alberto Sordi poi in Vaticano per festeggiare il Giubileo. Nel 2001 venne ricevuta al Quirinale assieme ai premiati del David di Donatello. In quello stesso anno, dopo 27 anni di fidanzamento, sposa al Quirinale Roberto Russo.
Nel 2002 è l’ultima volta che si mostra al pubblico, era la prima teatrale italiana di Notre-Dame de Paris.

Roma ha dedicato a Monica Vitti una mostra nel 2011, La dolce Vitti, presentata alla sesta edizione del Festival del Cinema di Roma nello stesso anno.

Nel 2016 dopo molte voci che la volevano già morta in gran segreto in una clinica svizzera, Roberto Russo nel 2016 rompe il silenzio e annuncia che Monica Vitti vive nella sua casa romana, dove ha sempre vissuto. Nella sua Roma dove si è spenta dopo anni di malattia.

Era il 1988 quando il quotidiano francese Le Monde pubblicò in prima pagina la notizia della sua morte, “avvenuta per suicidio con barbiturici”. Una gaffe incredibile che l’attrice accolse con eleganza e il suo solito senso dell’umorismo, tipico romano, ringraziando il giornale per averle allungato la vita. Lo spirito che la caratterizzava e che l’ha fatta reagire così le ha dato ragione. Una vita lunga, finita a 90 anni in grande dignità accanto al suo grande amore.

Arrivano le prime parole di cordoglio dal mondo del cinema, il primo è Verdone che a Sky ha detto: “Dovrebbero studiarla. Con lei se ne va un certo cinema italiano”.

Lei, che poteva essere sguaiata e popolana ma anche borghese e intellettuale. Malinconica e allegra. Bellissima. Unica. Monica Vitti lascia un’eredità di inestimabile ricchezza.

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