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Trastevere: imbrattato quadro della Madonna di via dell’Arco di San Callisto

20 Marzo 2018

Una tag bianca al centro di un quadro rappresentante la Vergine ed il Bambinello. Lo scempio è stato scoperto sabato mattina sull’icona religiosa che si trova sulla facciata di quella che è conosciuta come “La casa più piccola di Trastevere”, in via dell’Arco di San Callisto. Una icona religiosa del Rione del Centro Storico romano, già in passato vandalizzata nonostante il quadro si trovi a diversi metri di altezza fra le due finestre della ‘casetta’ ‘più piccola del quartiere. Una firma ben visibile, che riporta il nome di Marz, writer conosciuto nella zone di Monteverde Vecchio e Trastevere. Oltre all’icona religiosa, altre firme di Marz sono state trovate sui muraglioni del fiume Tevere e sulle Mure Aureliane.

Imbrattata la Madonna dell’Arco di San Callisto 

Il vandalismo ha trovato la condanna unanime dei residenti della zona e dei romani. Tra i primi a rendere pubblico lo scempio la pagina facebook Trastevere App, con decine di commenti a condannare l’atto di vandalismo scoperto nella mattinata del 15 marzo. La tag, è stata rivendicata in un primo momento sulla pagina facebook del writer, che aveva cambiato la sua immagine di copertina con una sua ‘opera’ con accanto la foto del quadro della Vergine vandalizzato.

Vandalismo a Trastevere 

Secondo quanto si apprende il writer, assieme ad altri writers, non sarebbe nuovo ad atti vandalici del genere,soprattutto in seguito agli interventi dei volontari di Retake e del personale Ama con l’ausilio dell’idropulitrice. “Oramai è stato superato ogni limiti dei decenza – denunciano da Trastvere App -. Proprio dopo altri atti vandalici alla stessa Madonna dell’Arco di San Callisto, sono state installate delle telecamere ma a quanto sembra non sono state un sufficiente deterrente”.
Distrutto cestino votivo dell’icona di vicolo del Piede
Una situazione quella delle Tag vandaliche, che poco tempo fa aveva determinato la distruzione di un’altra immagina sacra che si trova tra i vicoli del Rione Trastevere. Al centro dell’interesse dei writes vi era un’altra icona religiosa, rappresentante l’immagine di San Francesco sempre con il Bambinello. In quel caso, forse proprio per arrampicarsi e taggare la tela, ignoti distrussero il cestino votivo che si trovava alla base del quadro.

La Trastevere che fu

Al fine di comprendere quanto le icone religiose fossero importanti nella vita quotidiana dei trasteverini, proprio su Trastevere App è stato pubblicato il racconto di Giancarlo, nato e cresciuto proprio in via dell’Arco di San Callisto: “al 44 ci abitavano in 4 nuclei familiari. Mia nonna Colomba con mia zia Grazia nubile ( zitella ) classe 1909 mia zia Vittoria vedova classe 1906 con suo figlio Alessandro, mio padre Antonio con mia madre Rosa e me, mio zio Pietro con sua moglie e mia cugina Angela. Stiamo parlando degli anni 50. Nella casa con le scalette e l’edicola ci abitavano il mio compare Benedetto la moglie Ninetta i loro tre figli Maurizio, Mario e Antonio (tonino). Il cognome è Messia. Sotto la casa dove c’è l’ archetto c’era il deposito di bottiglie del fratello della comare Ninetta Renato detto er Cecione per via del naso un po’ abbondante. Noi ( io mia cugina Angela Tonino, Claudio il figlio di Renato ) andavamo li a prendere i tappi delle bottiglie e giocavamo a “birette” cioè li facevamo camminare con delle schicchere lungo dei percorsi tracciati sull’asfalto con dei gessetti”

La Madonna dell’Arco di San Callisto 

“Ci sarebbe da scrivere un libro per gli anni passati li a giocare spensierati. Il ristorante che ancora c’è si chiamava il Grottino poi divenne i Sabatini in Trastevere quando lo rilevarono i camerieri che ci lavoravano Silvestro e Salvatore. Che in seguito aprirono anche un altro locale in piazza Santa Maria. Il negozio in via San Callisto – si legge ancora su Trastevere App – dove spunta l’albero di fico era una macelleria di carne equina il proprietario si chiamava Pinello la moglie Maria e il macellaio Neno ogni giorno mi davano una salsiccia di carne di cavallo. Fuori il negozio ci stava sempre un cane un mastino napoletano di nome Marco, io lo cavalcavo e lui mi portava a Santa Maria al bar dove c’erano mio padre e mio zio che giocavano a carte”.

In collaborazione con:

 romatoday