News

ATAC: DUE MESI PER RINASCERE O MORIRE

18 Aprile 2018

Il 30 maggio la sentenza del Tribunale sul concordato. Lo stesso giorno la scadenza del Ministero per il rinnovo della fideiussione a garanzia dei conti aziendali. Poi c’è il referendum per la privatizzazione il 3 giugno, e il braccio di ferro in corso con i sindacati sugli orari di lavoro. Una stagione al cardiopalma quella attraversata dalla municipalizzata dei trasporti pubblici romani.
“L’incremento del 3,3% rispetto al primo trimestre 2017 e dello 0,4% rispetto a quanto previsto dal budget ci rende soddisfatti”. La vendita dei titoli di viaggio è aumentata, e il presidente di Atac Paolo Simioni, diffonde soddisfatto i numeri: “E’ una conferma della bontà delle azioni che stiamo implementando sia sul versante delle politiche commerciali che su quello della lotta all’evasione, le quali evidentemente hanno ricadute positive sulla vendita dei titoli”.
Già, ma la buona notizia sembra quasi servire da scudo agli attacchi arrivati nella giornata ieri, tutti diretti al numero uno di via Prenestina, per il documento inviato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Un ultimatum di 60 giorni, pena la revoca della concessione al servizio, per rinnovare una fideiussione bancaria scaduta, necessaria per garantire la solvibilità delle casse e per ottenere l’iscrizione al Ren (Registro Elettronico Nazionale).
Come riporta il quotidiano La Repubblica, a settembre 2017 lo stesso Simioni aveva comunicato alla Motorizzazione Civile l’impossibilità di rinnovare il contratto con le banche, avendo avviato la procedura di concordato. Da qui la semplice applicazione della normativa: prima una proroga dal ministero di 6 mesi, poi l’avviso al Campidoglio e la dead line fissata al 30 maggio. Dopodiché, sulla carta e a meno di sorprese o cambi di rotta, scatterà lo stop al servizio.
Cosa succede adesso? Il ministero ieri sera ha tentato di ridimensionare il tutto: “Immotivati allarmismi su interruzione del servizio”. Per Atac si tratta di una “normale interlocuzione”. Nei fatti però è una corsa contro il tempo. Da un lato Comune e azienda cercheranno di convincere il Tribunale che deve accettare il concordato – già parzialmente bocciato due mesi fa – a consentire il rinnovo della garanzia. Dall’altro si proverà a strappare una sospensione della revoca dal ministero. Un’ardua impresa.

Mentre prosegue la dura trattativa tra la partecipata e i sindacati sull’applicazione dell’accordo sulla produttività aziendale del 27 novembre scorso, che ha introdotto un aumento da 37 a 39 ore settimanali per i dipendenti dell’azienda capitolina. Un accordo anche questo legato a doppio filo all’iter per il concordato. E il 3 giugno, con tutte le implicazioni del caso, è il giorno dell’appuntamento con il referendum promosso dai Radicali romani. Due i quesiti sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico della Capitale a decorrere dal 3 dicembre 2019. Sul punto, lo ricordiamo, l’amministrazione a Cinque Stelle è nettamente contraria.

In collaborazione con:

 romatoday